L’isola, da sempre parte di Venezia, era di proprietà della famiglia Memmo; da qui chiamata “isola Memmia”. Le precedenti costruzioni risalenti al X secolo furono distrutte a causa di un terremoto nel 1223, poi nel 982 il doge Tribuno Memmo donò l’isola al monaco benedettino Giovanni Morosini, il quale le diede le sembianze che consociamo.
Oggi è costituita dal monastero e l’abbazia, della quale fece il progetto lo stesso architetto Andrea Palladio, ivi si nota il campanile che nel 1774 crollò, venendo poi ricostruito, ci regala un panorama unico su tutta la laguna. Nel 1300 papa Leone XIII la nominò basilica minore.
Il refettorio, progettato con grande magnificenza, conteneva la celebre opera commissionata a Paolo Veronese: “le nozze di Cana”, infatti la sua struttura fu pensata per i grandi spazi Palladiani; come la finestra termale. Essa è composta in tre parti, ove la più centrale risulta più ampia rispetto alle due laterali. L’opera pittorica fu poi trafugata e portata al Louvre da Napoleone nel 1797.
L’isola, nonostante fu spogliata di molte delle sue opere, mantenne la sua importanza cosicché nel 1800 vi si tenne il conclave per l’elezione di papa Pio VII durante l’occupazione di Roma.
Nel corso degli anni la basilica divenne presidio militare sotto l’impero Austro-ungarico e il Regno d’Italia; nel lato nord fu creata la darsena che la pose in condizione di porto franco.
L’abbazia fu ripresa nel 1951 dal conte Vittorio Cini che la ricostruì e diede vita alla Fondazione Giorgio Cini, ad oggi i monaci benedettini dell’abbazia di Praglia vi sono insediati.

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